“Clean” eating?

L’idea di un’alimentazione ‘pulita’ per qualche motivo attira molte persone, forse perché si associa all’idea di detox e pulizia che va tanto di moda da qualche anno.

Un trend particolarmente in voga è proprio quello del ‘clean eating’, tanto celebrato sui social e in particolare su Instagram: il clean eating promuove una dieta a base di cibi integrali (cereali, proteine magre, grassi buoni, frutta e verdura) mentre bandisce zuccheri industriali, cibi processati, carboidrati raffinati, alcol, grassi idrogenati, etc etc.
In teoria tutto perfetto, no? Insomma.

Uno studio ha indagato a fondo sui claim dei blog di ricette classificate come ‘clean’, dimostrando che non solo le ricette potrebbero non essere così ‘salutari’, ma anche che i messaggi veicolati potrebbero rinforzare comportamenti sbagliati in chi è soggetto a disturbi dell’alimentazione. Basti pensare che quasi sempre tali ricette sono create da blogger o fit-influencer, che non hanno alcun titolo per dare consigli alimentari, e che l’intenso focus sulla qualità nutrizionale dei cibi, sulle restrizioni e l’eliminazione di alcuni alimenti sono direttamente coinvolti nell’ortoressia nervosa (definita come un’estrema ossessione per il mangiar sano).

Lo studio ha preso in considerazione 86 ricette etichettate come ‘clean’ e le ha messe a confronto con le rispettive versioni “originali”: ad esempio, ha confrontato la ricetta di una “cheesecake raw al cioccolato” con una “cheesecake al cioccolato”, utilizzando come parametro le linee guida per la prevenzione delle malattie croniche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’analisi si è concentrata sulle categorie più popolari, ovvero: ricette per colazione, snack, smoothies (frullati), dessert e dolcetti.
Sapete cosa ne è risultato?
Che non c’è differenza significativa (per porzione) tra ricette clean eating e “normali”: contengono la stessa quantità di energia, carboidrati, zucchero, sodio. La differenza maggiore sta nel contenuto di proteine, grassi e fibre che era più alto nelle ricette clean, ma avevano comunque alti contenuti di zuccheri, grassi totali e grassi saturi.

Prendiamo in considerazione un fattore cruciale, ossia la percezione che i cibi ‘clean’ siano più sani delle ricette tradizionali. I consumatori potrebbero dedurre che gli alimenti abbiano effetti benefici grazie all’alone di salutismo che circonda alcuni ingredienti che li compongono. Questo ‘effetto alone’ può cambiare l’atteggiamento delle persone verso l’alimento in questione e influenzarne il consumo, tanto che si è portati a consumare il 35% in più di un cibo se è etichettato come la versione ‘sana’ di qualcos’altro.
La realtà è che non ci sono differenze significative perché i sostituti degli ingredienti promossi hanno profili calorici e nutrizionali simili agli ingredienti “normali”: per esempio l’uso di olio di cocco, sciroppo d’acero e latti vegetali da frutta secca invece di burro, zucchero e latte vaccino.

Insomma le alternative sane non sono DAVVERO delle alternative.
Non vi faranno diventare nè ‘fit’ nè ‘healty’: ogni ricetta va opportunamente contestualizzata. Da valutare è il profilo nutrizionale, non la tipologia di ingredienti usati.
E soprattutto, l’uso che si fa della ricetta: ha senso creare ‘fit’ colazioni proteiche con albumi e yogurt greco, quando tutta l’attività fisica pratica si riduce ad allenamenti di 20-25 minuti o corsi di gruppo? Ha senso sostituire lo zucchero bianco con lo zucchero di cocco, quando l’obiettivo è quello di ridurre il grado di infiammazione o perdere peso?

Insomma il ‘clean eating’ sembra partire da buone premesse, ma si è arenato su una spiaggia fatta di ricette che veicolano solo fraintendimenti e false promesse.
Potrebbe essere molto più ‘clean’ un tiramisù tradizionale, mangiato in un contesto di equilibrio e salute (oltre che di buon approccio al cibo!), che non un “tiramisù” fatto di Wasa e yogurt greco, che spesso nasconde eccessiva rigidità nel modo di alimentarsi…

Ecco il link allo studio:
Are Clean Eating Blogs a Source of Healthy Recipes? A Comparative Study of the Nutrient Composition of Foods with and without Clean Eating Claims