Stress ossidativo, metilazione e fertilità – PT.2

Dopo l’introduzione di ieri, ora entriamo nel vivo della correlazione tra stress ossidativo, metilazione, fertilità e alimentazione.

 

Procedo per punti di modo da essere più chiara.

1. Zuccheri e ossidazione
Gli studi hanno dimostrato che un elevato livello di glucosio in pazienti diabetiche e insulino-resistenti aumenta la produzione di ROS pre-impianto fino a diventare negativa, portando un esito negativo del percorso di procreazione assistita. Questo è il fulcro per il quale si raccomanda di porre attenzione all’alimentazione nelle settimane prima di una PMA: non si tratta, come comunemente si può pensare, di “ridurre gli zuccheri per perdere peso e favorire la gravidanza”. Stiamo dicendo molto di più: stiamo dicendo che, *a prescindere dal peso!*, una donna con intolleranza glucidica, insulino-resistenza e diabete può migliorare le possibilità di successo della PMA migliorando la propria alimentazione: riducendo i carboidrati e frazionandoli opportunamente durante la giornata e abolendo temporaneamente il consumo di zuccheri semplici. Per avere comunque un’alimentazione equilibrata, che non faccia mancare altre decine di nutrienti indispensabili in una fase tanto delicata, è necessario che ci sia la consulenza con un professionista della nutrizione esperto di dieta durante la PMA (e non tutti i nutrizionisti lo sono, non sono tecniche che vengono insegnate durante il corso di studi curricolare).
Diversi centri di PMA scelgono di prescrivere un farmaco regolatorio di glicemia e insulinemia (la metformina) proprio per migliorare le possibilità di successo: la scelta della prescrizione dipende dal metabolismo degli zuccheri della paziente, che non è intuibile ma va testato con appositi esami.

2. Omocisteina e metilazione
L’omocisteina è un validissimo marker a basso costo per quanto concerne il rischio di disregolazione della metilazione: si può dosare con un semplice esame del sangue. È stato dimostrato che esiste una correlazione negativa tra la concentrazione di omocisteina nel fluido follicolare e maturità e qualità dell’ovocita. Nel caso in cui la donna che cerca una gravidanza (naturale o PMA) abbia elevati livelli di omocisteina nel sangue è assolutamente indispensabile compensarli, cosa piuttosto semplice da realizzare: è sufficiente un’opportuna integrazione di acido folico. Il medico può scegliere se dare somministrazione di acido folico inattivo in grandi quantità (5 mg) o di folati attivi in piccole quantità (400 mcg): la scelta dipenderà da diversi fattori, tra cui un’eventuale presenza di mutazione di MTHFR (mutazione che, sottolineo, non sempre si ripercuote negativamente sull’omocisteina, e che è presente nel 60% della popolazione: di per sé non è pericolosa, lo diventa quando è correlata a iperomocisteinemia).
Importante fare un piccolo appunto: è ormai risaputo che le tecniche di PMA hanno un effetto negativo sulla metilazione del DNA; questo non deve scoraggiare una coppia dall’approcciarsi alla PMA: in caso di tecniche di I livello il rischio è contenuto; in caso di tecniche di II livello il rischio può essere maggiore in caso di cicli di PMA ripetuti (oltre i 3-4 in modo particolare), *MA* è un rischio che può essere abbassato con opportuni accorgimenti dietetici e di supplementazione.
Un nutrizionista attento ed esperto di PMA sarà in grado di dare integrazione adatta.

3. Sovrappeso maschile e stress ossidativo
Parliamo molto spesso delle donne, ma non dimentichiamo che le donne sono la metà di un intero: sicuramente la fertilità femminile risente di più condizionamenti (le donne non devono solo produrre gameti, ma anche accogliere e mantenere la gravidanza); tuttavia, anche l’uomo deve assicurarsi di fare il possibile per ridurre la propria esposizione a fattori perturbanti!
Molto banalmente è stato visto come il sovrappeso maschile, soprattutto quando si tratta di grasso viscerale (la classica ‘pancetta’), è correlato ad un maggiore stress ossidativo dei gameti (in particolare, maggiore frammentazione del DNA spermatico).
Gli studi fatti durante la PMA hanno dimostrato che un calo ponderale del futuro papà è auspicabile qualora ci fosse grasso viscerale infiammato; inoltre, può essere utile intervenire anche con un’integrazione mirata (in particolare: NAC, zinco bisglicinato, EGG, pool di vitamine B metilate). L’integrazione deve essere portata avanti almeno 3 mesi per avere un effetto positivo sulla qualità spermatica.

4. Bilancia ossidativa e grassi alimentari
Diversi studi hanno dimostrato che una dieta (materna e paterna) sbilanciata per quanto riguarda la qualità dei grassi introdotti influisce negativamente sul potenziale ossidativo dei gameti. Si raccomanda, nei 3 mesi precedenti la PMA (e durante la ricerca di gravidanza naturale), di evitare grassi trans e grassi saturi a lunga catena (consentiti, in piccole quantità, i grassi saturi a media catena: per intenderci, burro di buona qualità, tuorlo delle uova, cocco e derivati, cioccolato extra-fondente). Largo spazio va riservato ai grassi monoinsaturi: l’olio extravergine di buona qualità dovrebbe essere usato in abbondanza, soprattutto a crudo. Da limitare, fonti di grassi polinsaturi omega-6 (niente ‘olio di girasole’ e in generale ‘oli vegetali’ non da extravergine, da limitare la frutta secca). Per quanto concerne gli omega-3 derivati da pesce, se ne consiglia il consumo almeno 3 volte la settimana (purché da pesce effettivamente ricco di omega-3: il merluzzo ne è quasi primo, mentre ne sono ricchi sgombro, sarde, alici, pesce spatola e altro pesce mediterraneo).

5. Integrazione?
Come abbiamo visto, l’integrazione va opportunamente modulata. Alcuni integratori sono utili, altri inutili o addirittura controproducenti.
Tra quelli utili troviamo supplementi finalizzati a migliorare i processi di metilazione: normalmente durante l’epoca pre-concezionale si consiglia acido folico (meglio se folato), ed è stato dimostrato che è ancora meglio se abbinato a un pool di vitamine del gruppo B utili alla produzione di metionina, di contrasto all’omocisteina.
Gli antiossidanti vanno invece calibrati con più cautela, in base a quello che è l’assetto di partenza della coppia. Tra tutti, quello più promettente è probabilmente il NAC e, in parte, lo zinco bisglinato. Altri supplementi invece non sono generalizzabili: è l’esperienza, l’intuito e la conoscenza del singolo professionista che può orientare verso consigli mirati.

 

Ecco il link allo studio:

Oxidative stress and alterations in DNA methylation: two sides of the same coin in reproduction

Dott.ssa Arianna Rossoni – Dietista esperta di alimentazione antinfiammatoria e fertilità, responsabile di EquilibrioDonna