Buone pratiche per non sprecare

Lo spreco alimentare non è la prima cosa a cui si pensa quando si parla di impatto ambientale, eppure…

Da un report dell’iniziativia Project Drawdown pubblicato sul numero di dicembre 2021 della rivista Le Scienze, risulta che tra il 30 e il 40% del cibo prodotto per consumo umano finisca direttamente in discarica – per darvi un’indicazione, è un po’ come se compraste tre sacchetti di cibo al mercato e prima ancora di entrare in casa, ne buttaste uno nell’immondizia.
Lo spreco riguarda ogni stadio della filiera alimentare, dal campo alla tavola: coltivazione e allevamento, gestione del raccolto e conservazione, lavorazione e packaging, distribuzione e vendita al dettaglio fino al consumo a tavola.
Il problema è duplice, perché lo sperpero di risorse ha inevitabilmente un forte impatto ambientale… come anche le discariche in cui il cibo si decompone ed emette gas metano, un potente gas serra.
Se nei paesi a basso reddito gli sprechi si concentrano soprattutto nelle fasi iniziali, nei paesi ricchi il discorso è diverso.
Cito direttamente dall’articolo:

Nei paesi a basso reddito, gran parte del cibo va dispersa ancora prima di arrivare sul mercato. Migliorare l’istruzione e la formazione professionale degli agricoltori e dei produttori, e l’adozione di tecnologie innovative, può minimizzare gli sprechi. Lo Stato indiano del Jharkhand per esempio, grazie a un progetto guidato dallo United Nations Development Program e dalla Global Environment Facility, ha installato unità di refrigerazione a energia solare che consentono ai produttori di verdura, frutta e altri beni deperibili di conservare i prodotti senza sacrificarne la qualità. In Africa, il Consortium of International Agricultural Research Centers ha potenziato la formazione che aiuterà gli agricoltori locali a far crescere più cibo nelle condizioni che si stanno creando con il cambiamento climatico, usando colture che tollerano meglio la siccità ed evitando l’aratura per proteggere il suolo inaridito.

Nei paesi ad alto e medio reddito, gran parte degli sprechi si ha alla fine della filiera alimentare, nei punti vendita, nei ristoranti e nelle case.
Project Drawdown propone una serie di spunti per cercare di ridurre gli sprechi, regolando il modo in cui il cibo è prodotto e consumato:
  • Produzione: pratiche agroecologiche di gestione dei parassiti con colture diverse e rotazione intelligente, silvopastorizia, agricoltura rigenerativa.
  • Consumi: è necessario ridurre radicalmente gli eccessi di consumo, con l’introduzione di pratiche antispreco in tutta la filiera produttiva.
  • Stile alimentare: attraverso pratiche di consumo salutari e una dieta ricca di vegetali (non necessariamente vegetariana), nei prossimi 30 anni si potrebbero ridurre moltissimo gli sprechi.
  • Culturale: siamo condizionati ad acquistare frutta e verdura che rappresentano un certo standard estetico “perfetto”, al punto che i supermercati tendono a rifornirsi soltanto di alimenti che soddisfino questa percezione idealizzata di forma e colore – rifiutando per principio i prodotti che non rispettano suddetti standard, che però costituiscono il 40% della frutta e verdura commestibili e vengono scartati direttamente dal produttore. Alcune catene di supermercati (in Francia e in Danimarca) stanno cercando di cambiare le cose mettendo in vendita questi cibi imperfetti e prodotti che sarebbero finiti in discarica. Altre iniziative donano gli alimenti a comunità bisognose.
  • Ristoranti e mense: etichette più chiare, menù con una scelta ridotta e porzioni di dimensioni diverse, mense con piatti ricchi di alimenti vegetali preparati con ingredienti imperfetti prodotti con l’agricoltura rigenerativa.

Come consumatori abbiamo un potere enorme nel prevenire gli sprechi.
Per prima cosa, possiamo riflettere sulle nostre abitudini di consumo: cosa compriamo, e in quale quantità?
In questo caso non mi riferisco a pratiche zero-waste per ridurre al minimo lo scarto organico (riguardo a questo, qualche raccomandazione alla fine dell’articolo).
Osserviamo la nostra dispensa: ci capita di buttare alimenti confezionati perché hanno passato la data di scadenza? Compriamo troppa verdura/frutta, che finisce per avvizzire in frigo?

Ecco qualche consiglio per recuperare ed evitare di buttare nell’immondizia:

Pane
Prima di tutto, un ottimo metodo per non sprecarlo è quello di congelarlo a fette, in modo da utilizzare soltanto le quantità effettivamente consumate e conservare il resto.
Se però dovesse seccarsi, potete tritarlo e arrostirlo per farne briciole per insaporire primi piatti e pesce, oppure ammollato in acqua/latte per torte paesane o polpette (o canederli, se vi piacciono). Potete anche informarvi per darlo ad aziende agricole della zona che lo utilizzano come mangime per animali.

Riso e cereali
Sicuramente una buona pratica antispreco è quella di comprare poche confezioni alla volta, chiuderle bene per tenere lontane le farfalline del cibo e conservarle in bella vista per non dimenticarle. Il consiglio di travasare i pacchi in vasi trasparenti è una buona idea, ricordate di trascrivere sempre la data di scadenza su un’etichetta prima di buttare la confezione e di lavare adeguatamente i contenitori per evitare la formazione di muffe!
Se dovessero avanzare piccole porzioni di cereali diversi, cucinateli separatemente rispettando i temi di cottura e mescolateli a mo’ di insalata (se ci pensate, in commercio si trovano mix di cereali già miscelati).
Se doveste trovarvi con avanzi di riso o cereali già cotti potete pensare di farne delle polpette (magari con verdure e legumi) o riciclarli nelle verdure ripiene.

Frutta imperfetta, troppo matura o bruttina
Prima che la frutta vada a male potete utilizzarla per fare della frutta cotta o composte di frutta espressa. Si differenziano dalla confettura per la quantità di zucchero contenuta che, nel caso della confettura, garantisce un tempo di conservazione più lungo: le composte vanno conservate in frigorifero e consumate nel giro di qualche giorno.
Pere, banane, mele possono essere frullate e aggiunte all’impasto di un dolce, per dolcificare in modo naturale.
Nei mesi caldi capita che la frutta estiva (pesche, albicocche), banane e frutti di bosco maturino molto in fretta: congelateli prima che sia troppo tardi e utilizzateli per gelati, smoothies, sorbetti e gelatini.

Verdura avvizzita
Capita a tutti di dimenticare qualcosa in frigo che inevitabilmente perde freschezza e appetibilità. L’opzione più semplice è sempre quella di riciclare tutto in una buona zuppa o minestrone – anche da congelare già porzionato se sapete che non verrà consumato a breve.
Le verdure a foglia verde (coste, catalogne, cicoria, cavolo nero) possono essere lessate e, una volta fredde, congelate a palline per le emergenze.
Potete riciclare gli avanzi di verdure cotte in frittate, muffin salati, galette e torte salate

Se ad avanzare è qualche piccolo pezzo di cipolla, una costa o due di sedano, qualche foglia di cavolo cappuccio… vi lascio la ricetta di un brodo vegetale fatto con gli scarti a questo link.

Semi oleosi e frutta secca
Il primo consiglio è quello di non acquistarli durante l’estate, a meno che in casa vostra non vengano consumati con frequenza. Il rischio è che i grassi contenuti irrancidiscano a causa delle alte temperature, dandogli un cattivo sapore. Limitatevi al minimo indispensabile e cercate di conservarli in frigo.

Se doveste trovarvi con della frutta secca non più edibile, esistono tutorial che spiegano come creare delle palline di mangime per uccellini – da appendere in alto, lontane dai predatori. Un esempio lo trovate a questo link.

Gli alimenti facilmente deperibili come carne, formaggi, uova e pesce andrebbero sempre acquistati nelle quantità che andranno consumate, per evitare sprechi.

Riguardo alle pratiche zero-waste a cui accennavo prima, consiglio di fare un po’ di attenzione.
Spesso nell’ottica di evitare al massimo lo scarto di frutta e verdura si consiglia di consumare/recuperare anche scorza/buccia. Ecco, per fare questo è essenziale che gli alimenti non siano stati trattati in modo intensivo e vengano da agricoltura biologica: tante delle sostanze nocive per l’uomo si concentrano infatti proprio sulla parte più esterna del prodotto e non è detto che un lavaggio (anche accurato) riesca ad eliminarle.

Inoltre, chi soffre di colon irritabile potrebbe notare un peggioramento dei sintomi dopo in consumo di frutta e verdura non sbucciati, che sono molto più ricchi di fibra. Cercate di non esagerare.

Sapere di avere un certo potere su quanto cibo viene sprecato nel mondo può generare ansia o voglia di fare, spero di avervi dato qualche spunto pratico per rivedere le vostre abitudini in chiave consapevole!

In questo box abbiamo raccolto alcuni prodotti utili per conservare meglio di alimenti
e ridurre lo spreco:
*Vasi Weck per farine e cereali
*Libro Cucina facile senza scarti
*Tagliere raccogli briciole

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