Cibo ed emozioni

cibo ed emozioni cuore nel piatto

Parlo spesso di cibo ed emozioni, ma mi sono resa conto che per qualcuno non è così facile riconoscere questo legame: entriamo nel dettaglio!

In una vita in cui si ha la percezione di essere in balia degli eventi, il cibo può caricarsi di potere fino a diventare uno strumento di rivincita. Questa rivincita può sconfinare nel patologico (pensiamo ai DCA), ma  molto più spesso si manifesta nelle nostre vite come fame emotiva.

Senza arrivare a un livello borderline, possiamo dire che il cibo per tutti noi rischia di diventare un oggetto su cui caricare potere: potere di proteggerci e di calmarci, ma anche di fugare rabbia, tristezza ed emozioni che non ci permettiamo di far arrivare a livello conscio.

Ma facciamo un passo indietro e parliamo di come funzionano le emozioni: capirete che non abbiamo controllo su quello che sentiamo, le emozioni non sono una scelta!

Come funzionano le emozioni?

Le emozioni sono una risposta fisiologica, automatica e rapidissima del nostro corpo agli eventi che ci circondano. Volenti o nolenti, le proviamo: *non* dipendono dalla nostra volontà.sistema nervoso cervello cuore

In un tempo brevissimo (addirittura inferiore ai 200 millisecondi!) il nostro sistema nervoso si attiva per dare il via all’emozione che viene stimolata da qualcosa che ci accade, da una situazione nella quale ci troviamo. Il nostro sistema nervoso attiva questo sistema senza interpellarci: l’emozione parte, che noi lo vogliamo o no. E il fatto di non poter gestire razionalmente le emozioni può mandarci in tilt!

L’unica cosa che possiamo fare per sentirci più consapevoli del nostro mondo emotivo è riconoscere l’emozione: guardarla e provare a darle un nome. Sembrerà una banalità ma credetemi, non è sempre semplice chiamare con il nome corretto quell’impasto viscerale che a volte ci fa sentire un nodo gola o il cuore accelerare o la testa fumare!
Per questo l’educazione emotiva dovrebbe iniziare fin da bambini: tutti dovrebbero imparare a riconoscere le proprie emozioni, così da poter esercitare una risposta consapevole e razionale a ciò che nasce da qualcosa di assolutamente irrazionale.

Quando non riusciamo a dare un nome al groviglio che abbiamo dentro, può essere utile consultare la ruota delle emozioni (ne trovate diversi modelli su internet), o il sito Atlante delle emozioni.

Ci tengo a sottolineare che non esistono emozioni positive o negative: esistono solo emozioni che vengono a dirci qualcosa, che vogliono rimandarci al nostro mondo interiore. Ebbene sì, anche la rabbia e la tristezza, due emozioni molto scomode da vivere, vogliono dirci qualcosa!

Emozioni e cibo

Emozioni e cibo sono veramente inscindibili.
Nel momento in cui ci accorgiamo che il cibo (e il rapporto con esso) sta assumendo il ruolo di mettere a tacere un’emozione, è proprio sulle emozioni che dobbiamo lavorare, non sul cibo!

Lavorando sulle emozioni è possibile cercare di elaborarle senza che il cibo funga da supporto per rassicurare o anestetizzare dal vissuto spiacevole da cui scaturisce l’emozione che si sta mettendo a tacere.

Lo so, facile a dirsi – ma sono qui per darvi alcuni consigli!

Come mettere in atto questa consapevolezza?

nervoso ciboCon l’aiuto di un professionista, bisogna prima di tutto capire in quali situazioni il cibo diventi un anestetico.
In secondo luogo, è possibile operare una sostituzione.

Attenzione: la sostituzione del cibo-disfunzionale con “altro” è un passaggio secondario, in primis è importante riconoscere la propria emozione e lavorare su quella.

Riconoscere l’emozione

Vi capita di mangiare di più e disordinatamente quando siete stanche? Arrabbiate? Piene di vergogna, o di senso di colpa? Quando vi sentite l’acqua alla gola? Cercate di individuare le situazioni specifiche, così da poter anticipare la risposta disfunzionale. La prossima volta che vi sentirete in quel tal modo saprete che siete “a rischio” (a rischio di piluccare in continuazione, di abbuffarvi, di mangiare piene di nervoso).

ruota delle emozioni
Fonte: Reddit

Chiediamoci da dove vengono queste emozioni, senza giudicarci sul perché le proviamo: le emozioni vengono sempre a dirci qualcosa, non sono fini a sé stesse.
Se sentiamo la rabbia chiediamoci che ostacoli vediamo di fronte a noi, cosa dobbiamo superare.
Se sentiamo la tristezza chiediamoci cos’è quel vuoto che sentiamo, come possiamo guardarlo.

Il cibo non può essere la risposta alle emozioni: è solo un palliativo. Cercare di esercitare la volontà per “non sfogarsi sul cibo” non serve a nulla, se contemporaneamente non lavoriamo sull’emozione disturbante.

Allo stesso tempo, pensare di mettere a tacere le nostre emozioni non solo non è una buona idea, ma non è proprio possibile!
Come vi spiegavo prima, il nostro sistema nervoso le ha già vissute ben prima di noi, di conseguenza quelle emozioni sono reali, sono *presenti* nel nostro corpo anche quando non ci permettiamo di riconoscerle.
Ma se non le riconosciamo, non le elaboriamo. E se non le elaboriamo, loro troveranno un altro modo di manifestarsi.

Una cosa che potrebbe esservi d’aiuto è dirvi a voce alta: “Mi sento ___________”, usando la ruota delle emozioni se necessario.

Sostituire

Oltre a riconoscere la situazione, occorre anche trovare una via di fuga alternativa, non pericolosa e che (anzi) permetta di *accogliere* l’emozione spiacevole. Ad esempio, se abbiamo riconosciuto che rischiamo di sfogare sul cibo la nostra frustrazione quando il capo ci obera di lavoro, prepariamo un piano alternativo per la prossima volta che accadrà.

Potrebbe essere un bagno rilassante? Utilizzare degli olii essenziali calmanti? Un ballo selvaggio con la musica al massimo? Degli esercizi di respirazione? Una passeggiata all’aria aperta? O – per rimanere in ambito di alimentazione – metterci ai fornelli per preparare la nostra cena preferita (meglio ancora: farla preparare a qualcun’altro!).

Consapevolezza… e poi?

Voi mi direte: “Sì, ma una volta che ho riconosciuto che sono triste e che mi manca qualcosa, come mi calmo?”.

Quella che sto per darvi è una risposta un po’ impopolare e scomoda.

Il modo migliore per calmare la tristezza e la rabbia è viverle, lasciarle andare, lasciarle scorrere. Sentiamoci libere di essere tristi e arrabbiate (di nuovo, senza giudizio!): se le emozioni scorrono all’interno del sistema nervoso vanno inevitabilmente a perdere un po’ della loro forza.

consapevolezza emozioniAl contrario, se cerchiamo di sopprimerle in realtà diamo loro forza: passano a un altro piano di coscienza, e magari nel tempo si possono sviluppare problemi come attacchi di panico o altre modalità di risposta che ci lasciano atterrite. Il nostro corpo accumula e accumula le emozioni taciute… fino a quando non riesce più a trattenerle e le manifesta in modo non funzionale.

Fermatevi davvero a domandarvi se vi capita di abbinare alcune specifiche emozioni a determinati cibi, e in quale altro modo potreste affrontare quell’emozione: non state più modificando *solo* il vostro rapporto con il cibo, ma state lavorando su voi stesse a tuttotondo. State portando avanti una ricerca su voi stesse e sul vostro funzionamento, cercando la soluzione a emozioni negative in qualcosa che sia un po’ meno immediato rispetto al portarsi alla bocca qualcosa. Il soddisfacimento che ci dà il cibo è immediato, tuttavia non è duraturo: il modo più duraturo è fermarsi, guardare quell’insoddisfazione e capire come sia possibile fugarla definitivamente.


Se avete bisogno di un supporto, all’interno della pubblicazione digitale “A dieta da una vita” della psicoterapeuta Liana Cassone, trovate tanti spunti di riflessione per comprendere meglio il vostro rapporto con il cibo e un workbook dedicato (stampabile) con esercizi come quello proposto nell’articolo di oggi!