Destigmatizzare la psicoterapia

psicoterapeuta e paziente

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale ho chiesto alla Dott.ssa Liana Cassone di aiutarmi a destigmatizzare la psicoterapia.

Che una psicoterapeuta apra questo approfondimento scrivendo quanto possa essere importante iniziare un viaggio dentro di sé appare un po’ scontato vero?divano psicpterapia
Beh si, ma non posso fare altrimenti!
Paul Ekman, psicologo statunitense grande esperto di emozioni, afferma “Sappiamo così poco delle emozioni, eppure esse determinano le scelte e la qualità della nostra vita”.
Le scelte e la qualità… roba di poco conto eh?

Eppure, generalizzando, siamo socialmente spesso più propensi ad approfondire e occuparci di questioni pratiche, logistiche, di cose da imparare, conoscere o risolvere nel concreto, piuttosto che a prenderci un po’ di tempo per conoscerci se riteniamo di non averne necessità urgente.

Conoscere se stessi, non accettarsi senza sapere esattamente chi stiamo accettando.

Eh si, negli ultimi anni, ci avviciniamo al nostro mondo interiore affidandoci a una “psicologia del positivo” che spesso inneggia all’accettazione di sé in modo un po’ superficiale.
Ma chi stiamo accettando? Cosa conosciamo delle nostre emozioni? Dei nostri modi di reagire più istintivi? Quale vocabolario parla la nostra psiche? Ci siamo adattati a situazioni e relazioni che magari non creano grandi malesseri, ma che nemmeno ci rendono sereni?

Rendere quanto possa essere importante prendersi cura della propria salute psicologica anche non necessariamente in presenza di un disturbo o di un malessere conclamato o insopportabile, non è cosa facile.
Non è facile perché “sotto il pelo dell’acqua” corre ancora la convinzione che dallo psicologo debba andare solo chi manifesta squilibri importanti e patologici e che avviare un percorso possa portare a essere additati come “matti”.

Iniziamo a districarci insieme nel mondo della salute psicologica.

studio psicoteraoeutaCosa vuol dire, dal punto di vista psicologico, essere in salute?

Di certo non vuol dire non avere o non avere avuto problemi. Chi non incontra difficoltà, sofferenze, momenti di down nelle proprie giornate?
Non vuol dire nemmeno andare d’accordo con tutti, non sentire emozioni di rabbia o di tristezza.
Non vuol dire sorridere sempre e adattarsi a tutto.

E allora cosa vorrà mai dire?

Essere in salute dal punto di vista psicologico significa:
  • Riuscire a stare a galla nel migliore dei modi. Barcamenarsi nelle difficoltà conoscendo su quali delle nostre risorse fare affidamento in un momento e su quali in un altro momento, in modo flessibile.
  • Riconoscere come ci sentiamo, sapendo dare un nome alla nostra emozione.
  • Tollerare, ascoltare e saper vivere l’emozione fino al suo esaurimento.
  • Ricordarci che “Anche quando non possiamo dirigere il vento in cui ci troviamo, possiamo orientare le nostre vele” (Seneca).

Un mix potentissimo di consapevolezza, capacità di auto-ascolto, fiducia nel proprio sentire e nella propria capacità di orientarsi.

Ma non finisce qui! Fare un viaggio dentro di sé vuol dire anche metterci faccia a faccia con ciò che di noi non ci piace, con ciò che di noi ci rema contro, ci sfugge di mano, complica le nostre relazioni. Con gli altri ma anche con noi stessi.
E, credetemi, non è affermando tipo mantra che “Basta sorridere” che tutto questo sparirà!

Capirete quindi come (anche se non soffriamo di problematiche particolari, di panico o altri disturbi invalidanti) possa essere arricchente compiere un viaggio dentro di noi. Quanto possa essere importante staccarci per un po’ da una realtà fatta di immagini che ci trascina nelle vite degli altri (pensate alla forza dei social) e ci fa sentire inadeguati.

Salute mentale e relazionidonne psicologia

E poi, aspetto non meno importante, quanto corriamo tutti i giorni? Quanto sono frenetici i ritmi?
Prenderci cura del nostro benessere emotivo può davvero essere la chiave di volta per innescare un movimento benefico a cascata in tutti i diversi ambiti della nostra vita: personale, di coppia, familiare, sociale.
Mi spiego meglio: noi viviamo nelle relazioni, passate e attuali. Ne abbiamo bisogno e le ricerchiamo ma l’averne non è un indicatore della loro qualità. Talvolta abbiamo relazioni (di qualsiasi tipo) nelle quali ci impantaniamo, che abbiamo paura di perdere, in cui ci sentiamo vincolati da meccanismi di senso del dovere/senso di colpa, in cui, insomma, non stiamo così bene. Ma andiamo avanti e la vita procede.

Un buon percorso psicologico potrebbe aiutarci a capire come stiamo in quelle relazioni, perché non cerchiamo un cambiamento, come contribuiamo noi stessi al loro andamento.

supporto psicologicoPerché raccontare vissuti ed eventi molto personali a una persona di fatto estranea dovrebbe farmi sentire meglio o aiutarmi in qualche modo?

Inizio immediatamente con il chiarire una cosa: il terapeuta non è colui che vi dice cosa o come fare, non dà “consigli”o spinge a prendere una direzione. Il terapeuta, come amo sempre sottolineare, è un vostro compagno di viaggio.
Qualcuno che ha qualche strumento in più che mette a disposizione e che vi accompagna sulla vostra strada.
Vostra, non sua.

Che si tratti di problematiche complesse da superare, di schemi comportamentali che tendete a ripetere, di emozioni che faticate a comprendere o tante altre cose, lui/lei potrà fornirvi spunti di riflessione, osservazioni su coazioni a ripetere pensieri o comportamenti dei quali magari voi non vi rendete conto essendone immersi o che vi sfuggono di mano (per esempio, i meccanismi di auto-sabotaggio che riguardano il cibo).

Vi assicuro che esprimere ad alta voce pensieri che anche magari vi sono passati per la testa centinaia di volte ma sui quali non vi siete granchè soffermati fa davvero la differenza. Li rende concreti, reali, più lavorabili e modificabili. Escono letteralmente da voi in un ambiente protetto e accogliente.

Come trovo un* terapeuta?

Aspetto delicatissimo soprattutto al giorno d’oggi in cui, diciamocelo, siamo immersi in una specie di giungla professionale!
Le strade attraverso le quali arrivare a un buon professionista possono essere tante:

  • Passaparola (ma attenzione, il terapeuta di un familiare o di amico stretto non potrà seguirvi direttamente, vi appoggerà tendenzialmente ad un collega);
  • Suggerimento del vostro medico di base di fiducia;
  • “Ispirazione” cercando via web.

Non importa, tutte possono andare bene, quello che è fondamentale è che verifichiate che la persona a cui vi rivolgerete sia formata e abbia realmente la formazione per svolgere la sua professione.

Quali professionisti possono fare terapia psicologica?

  • Psicologo: professionista con laurea in psicologia, superamento di esame di stato ed iscrizione ad Albo Professionale. Lo psicologo non psicoterapeuta sostiene in specifici momenti della vita, di cambiamento, evoluzione, crisi. Insomma, sostiene la persona in un momento critico per il ristabilimento di un buon equilibrio e benessere.
  • Psicoterapeuta: psicologo che ha completato il suo percorso formativo aggiungendo alla laurea una formazione in Psicoterapia. Con questa ulteriore formazione il terapeuta può accompagnare in percorsi più profondi, soprattutto se in presenza di squilibri importanti. La specializzazione in Psicoterapia può avere differenti indirizzi (psicoanalitico, clinico, sistemico-relazionale, cognitivo ecc..)
  • Psichiatra/neurologo: si tratta di medici che hanno poi preso le due specifiche specializzazioni. A differenza di psicologi e psicoterapeuti hanno la facoltà di prescrivere eventuali psicofarmaci laddove necessario.

In rete trovate tutti gli ordini professionali delle diverse Regioni con una pagina dedicata alla ricerca di tutti i professionisti iscritti per verificarne, appunto, l’iscrizione.

Ma cosa penseranno gli altri?

psicologo psicoterapeutaInnanzitutto specifico che non necessariamente (a meno che non si sia minorenni) chi ci circonda deve essere informato del nostro eventuale percorso. E’ una scelta assolutamente personale.
Sottolineo che intraprendere una terapia non è una dichiarazione di instabilità psicologica o di “difetto” mentale!
Anzi, molto spesso si va dallo psicologo proprio perché, portandolo allo stremo, si presentano sintomatologie legate al non concedersi mai di poter avere titubanze, difficoltà, dolori, tristezze! Meglio agire in prevenzione se vi accorgete di tendere a comportarvi in questo modo, se tendete al voler essere “perfetti”.

Nel momento in cui ci autorizziamo a dedicarci uno spazio, a cercare un contenitore esterno per i nostri pensieri e le nostre emozioni, a esprimere ad alta voce dubbi e perplessità per sciogliere nodi o per non ripetere comportamenti che ci portano a malessere, almeno la metà della strada è fatta, abbiamo deciso.
Abbiamo deciso di essere persone più consapevoli e coraggiose. Vi pare ci sia da vergognarsene?

E se con il terapeuta non mi sento a mio agio?

In questo caso è importante guardarsi dentro e farsi una domanda fondamentale: “Questo sentire deriva forse dal fatto che mi sta portando a vedere “cose” (comportamenti, situazioni, relazioni) che faccio fatica a vedere? “Cose” per cui oppongo resistenza? Oppure realmente non mi sento “comodo” nella sua modalità?”.
Nel primo caso, ma sarà scontato, ci si trova davanti al bivio di decidere se voler guardare o meno, mettendosi in discussione.
Nel secondo, è nostro pieno diritto cercare un terapeuta che sentiamo affine a noi nella sua modalità di lavorare.


Spero che queste mie righe possano aver generato riflessioni, sconfitto qualche luogo comune, avvicinato un pochino di più la mia professione a una quotidianità di tutti. Quella quotidianità che ci vede tutti sempre contemporaneamente fragili e forti, consapevoli ma contemporaneamente inconsapevoli, risoluti ma terribilmente indecisi in alcune situazioni.

Siamo tutti alle prese con le nostre emozioni, con le nostre fatiche, con i nostri sabotaggi, anche quando ci sembra che gli altri siano più capaci, determinati, pronti.
Siamo tutti in viaggio, tutti davvero meravigliosamente umani.

Buon viaggio, qualunque sia quello che state percorrendo o che, chissà, magari intraprenderete.