Sostenere le bambine verso la conoscenza di sé durante la pubertà e il menarca

madre figlia prima mestruazione

Ringrazio la Dott.ssa Sara Rosato per aver scritto questo articolo, che spero sia utile a tutti i genitori per parlare con le loro bambine.

Menarca come fase di passaggio

Nell’articolo precedente abbiamo visto quali sono i principali cambiamenti che si verificano con l’arrivo del menarca e come questo incida in modo più o meno importante nel corpo e nella psiche di una bambina che si prepara a diventare adolescente.

madre figlia conflittiIl periodo della pubertà rappresenta un periodo di grande trasformazione in cui ogni ragazza si ritrova a dover gestire un corpo che cambia, conflitti interiori, confronto con i pari, sbalzi d’umore, irrequietezza e, in alcuni casi, quella spiacevole sensazione di non sentirsi comprese da nessuno, tanto meno dai genitori e dal mondo degli adulti in generale.

Spesso si attende con ansia l’arrivo del menarca, ci si confronta con le coetanee, soprattutto con quelle che hanno già vissuto quest’esperienza, ma ci sono anche bambine che arrivano a questa fase ignare di quello che sta accadendo e questo vale in particolar modo quando il menarca arriva in età precoce.

Dall’altra parte troviamo genitori che si ritrovano a doversi rapportare improvvisamente con delle figlie che stanno vivendo tutto questo e, anche se in teoria si sapeva che tale periodo sarebbe arrivato, non è per nulla scontato riuscire a gestirlo senza alcuna difficoltà.

Infine, non dimentichiamo che l’età del menarca si abbassa sempre di più, quindi spesso i genitori si ritrovano ad affrontare un vulcano di emozioni senza preavviso, quando credevano di avere maggior tempo a disposizione per preparare le proprie figlie.

Data questa premessa, cosa possono fare gli adulti per accompagnare le bambine in questo percorso di trasformazione e crescita?

In primis è importante chiedersi come viene vissuto a livello personale il fenomeno del menarca e in generale lo sviluppo puberale, se sono presenti tabù, pregiudizi o difficoltà che potrebbero ostacolare la comunicazione con le proprie figlie.

Se non ci sono resistenze si può aprire un dialogo, privo di giudizio e soprattutto senza aspettare quella che viene considerata “l’età giusta”, poiché non esiste un’età giusta e, allo stesso tempo, è difficile prevedere con anticipo il momento esatto in cui arriveranno le prime mestruazioni. Inoltre non va dimenticato che le mestruazioni sono solamente uno dei fattori che si presentano in questa fase, ce ne sono altri come ad esempio lo sviluppo del seno (telarca) che mediamente inizia dopo gli 8 anni di età.

Non diamo per scontato che le bambine conoscano questi cambiamenti o che qualcun altro penserà a fornire loro informazioni adeguate; è fondamentale che abbiano una figura di riferimento in famiglia, che sia la mamma, la nonna, la zia o una sorella maggiore.

Questo affinché non arrivino impreparate o con una lista di dubbi e timori che rischiano di non trovare uno spazio accogliente in cui poter essere affrontati. Se non vi vengono poste domande dirette sull’argomento, si può iniziare ad introdurlo intorno agli 8 anni di età, descrivendo questi cambiamenti corporei e le mestruazioni come un qualcosa di naturale e soprattutto di cui non bisogna aver paura.
E’ fondamentale quindi che gli adulti di riferimento trasmettano informazioni e messaggi positivi su tutto ciò che accade in questa importante e delicata fase della crescita, includendo le informazioni riguardanti il rischio di gravidanza che compare con l’arrivo delle mestruazioni.

L’ambiente educativo

madre e figlia dialogo apertoVi riporto un’esperienza vissuta in prima persona all’interno di un istituto scolastico, durante un laboratorio sull’educazione affettiva e sessuale in una terza classe di una scuola secondaria di primo grado.
In uno spazio di discussione e confronto sui cambiamenti corporei dovuti allo sviluppo psicosessuale, la maggior parte delle ragazze ha riportato giudizi negativi nei confronti di alcune parti del proprio corpo (fianchi, sedere, seno, ecc.).
Premesso che a quell’età si tende a essere particolarmente critici e severi con sé stessi, ci si sente spesso brutti o brutte e soprattutto l’autostima è strettamente legata alla percezione che gli altri ci rimandano di noi, la difficoltà ad accettarsi ed apprezzarsi, però, può essere amplificata nel momento in cui vengono a mancare messaggi costruttivi da parte del contesto educativo sociale, famiglia inclusa.

In sintesi, quindi, ogni occasione in cui si crea un dialogo può essere quella giusta per ascoltare, accogliere le emozioni e trasmettere informazioni e messaggi volti all’accettazione e valorizzazione di sé.


Nel momento in cui si dovesse sentire imbarazzo nell’affrontare queste tematiche o si ha il timore di non avere gli strumenti adatti, ci si può avvalere di uno supporto prezioso come i libri illustrati: ce ne sono molti che affrontano la tematica con un linguaggio chiaro e delicato.

Un esempio carino potrebbe essere Che Cosa mi Succede? di Susan Meredith, Nancy Leschnikoff / Edizione Usborne*

Che Cosa mi Succede? (Ragazze)
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