Soia ed endometriosi

Chi soffre di endometriosi può mangiare soia e derivati?

Il dibattito è ancora aperto: questo articolo è dedicato ad analizzare e aprire un dialogo rigaurdo le evidenze più recenti.

Ma prima facciamo un passo indietro, rivolto a chi si approccia per la prima volta a questo sito e al legame tra endometriosi e soia.

Le premesse

Per molti anni è stato sconsigliato alle donne affette da endometriosi di consumare soia e derivati, o comunque limitarne il consumo. Oltre a proteine e fibra, la soia è infatti fonte di fitoestrogeni, molecole vegetali che hanno un’azione simile ai nostri estrogeni. Estremamente preziosi durante il periodo della menopausa, i fitoestrogeni sembrano essere controproducenti in età fertile e in caso di patologie ad estrogeno-dominanza, come appunto l’endometriosi.

L’idea che il consumo di soia (e quindi di fitoestrogeni) potesse essere tra le con-cause dell’endometriosi nacque in seguito ad alcuni studi che dimostravano una correlazione purtroppo positiva (ossia, un maggior rischio di insorgenza della patologia) in bambine neonate che erano state alimentate con latte di soia.
Gli studi in questione sono ormai vecchiotti, risalgono a diversi anni fa: attualmente, quella di nutrire i neonati con latte di soia è una pratica che viene riservata solo a soggetti con un’allergia molto marcata alle proteine del latte. Inoltre, il latte di soia in polvere attualmente commercializzato è diverso rispetto a quello di qualche decade fa, quando non si conoscevano le possibili conseguenze dei disregolatori endocrini sul corpicino ancora minuscolo dei neonati. Le neonate degli studi citati erano ahimè state esposte all’azione di fitoestrogeni concentrati, contenuti in proteine in polvere della soia: tale azione poteva risultare irrisoria su un adulto di 50-70 kg, ma il tutto prende un’altra piega quando si considera la taglia di un neonato (3-6 kg).

Al di là di questo studio, ne esistono anche altri in letteratura che sembrerebbero associare il consumo di fitoestrogeni della soia a peggioramento dei sintomi da endometriosi: come tante volte accade nel mondo scientifico, a questi studi ne fanno fronte altri che dimostrano invece l’innocuità della soia.

Le nuove evidenze

Parto con il dire che, se in passato il mio parere da nutrizionista che si occupa di ormoni femminili e patologie ginecologiche era un categorico NO a tutta la soia e derivati, le ultime evidenze mi hanno portata a rivedere parzialmente la mia posizione a riguardo.
Gli ultimi studi pubblicati infatti ribaltano la situazione, mostrando come l’integrazione di soia potrebbe essere addirittura favorevole alle donne affette da endometriosi. Ma scendiamo più nel dettaglio.

Una review interessante dimostra come gli isoflavoni della soia, agendo da agonisti degli estrogeni naturali del corpo, possano inibire la formazione di lesioni da endometriosi. I risultati sono stati ottenuti in vitro e attraverso il supplemento di isoflavoni (quindi non attraverso cibo ingerito).
Seppur la review sia assolutamente valida, si fa fatica a rapportare i suoi risultati in termini dietetici: comunque, parrebbe aprire uno spiraglio circa la sicurezza del consumo di soia in caso di endometriosi.

Resveratrolo

Vale la pena citare anche uno studio del 2021, che ha ha riassunto i dati sulla relazione tra assunzione di alcuni composti naturali – tra cui isoflavoni della soia e resveratrolo – e rischio di endometriosi, analizzando i risultati di esperimenti in vitro, in modelli animali e in studi sull’uomo. Negli studi di intervento sull’uomo solo il resveratrolo ha mostrato risultati promettenti, mentre invece in vitro sembrerebbero essere promossi anche gli isoflavoni.
Visti i risultati, spendiamo due parole in più sul resveratrolo: si tratta di un composto polifenolico naturale con azione antiproliferativa per endometriosi, effetto antinfiammatorio (attraverso l’inibizione della sintesi delle prostaglandine) e di induzione dell’apoptosi.

Secondo una review in particolare sembra chiaro che l’effetto antinfiammatorio di questo composto naturale possa contribuire alla prevenzione dell’endometriosi, tanto da essere ora considerato un nuovo farmaco innovativo nel trattamento di questa malattia.
Questa review può essere presa come esempio di teoria interessante… ma con lato pratico da contestualizzare!
Nello studio si segnalano infatti come fonti alimentari vino, uva (spesso trattata a suon di pesticidi per ottenere buona resa di vino), mirtilli (idem, se da coltivazioni intensive), arachidi (uno degli alimenti più ricchi di acido arachidonico, proinfiammatorio), soia, bacche.

Ebbene, ci sono fonti migliori e più sicure di resveratrolo, ad esempio:

  • Noci e mandorle italiane e non trattate
  • Mirtilli selvatici
  • Cacao non potassato di qualità
Fattore età

Esiste una review che si è interessata di determinare in quale misura l’assunzione di soia prima della pubertà possa contribuire allo sviluppo dell’endometriosi. Secondo i modelli animali indagati, il consumo regolare di soia in età prepuberale può promuovere lo sviluppo e il progresso dell’endometriosi in età adulta, soprattutto quando il contenuto di soia negli alimenti è superiore al 10%: tuttavia, questo studio presenta nuovamente il limite di essere stato condotto su animali, non sull’uomo.

Il mio parere: attenzione a stomaco e intestino

Sebbene io riconosca che il consumo prudenziale di soia non sia controproducente per chi soffre di endometriosi, fino a quando gli studi non chiariranno meglio le implicazioni ancora non me la sento di affermare che tale consumo sia “consigliabile” in quanto porti a un effetto benefico.
Rimane comunque un “NO” al consumo di prodotti derivati dalla soia nel momento in cui l’endometriosi si associ a colon irritabile: va comunque considerato che è un legume che contiene galattani, di conseguenza ha un effetto fermentante che può disturbare a livello di intestino.
La soia inoltre contiene degli agenti detti “antitripsina” che vanno a bloccare l’attivazione di enzimi digestivi a livello di stomaco e può quindi creare un po’ di fastidi a livello di digestione – non solo di fermentazione intestinale.

Un altro problema che vedo è che la gran parte dei derivati della soia in commercio sono prodotti con un metodo non tradizionale che, sottoponendo la soia ad alte temperature, idrolisi spinta e fermentazione chimica, va ad alterare agenti termolabili contenuti nel legume.

In generale se l’endometriosi si associa a colon irritabile, IBS e problematiche legate allo stomaco io tenderei a sconsigliarla, tenendo conto anche che le problematiche intestinali vanno peggiorando nel momento in cui il legume (in questo caso la soia) è più ricco di acqua: quindi un tofu è più idratato rispetto al tempeh e darà più fastidio, lo stesso vale per latte/yogurt di soia rispetto a prodotti che sono più disidratati come gli edamame o (di nuovo) il tempeh.

Per chi non soffre di problematiche gastrointestinali il consumo di soia non è completamente da bandire però in modalità precauzionale non possiamo dire né che faccia bene né che faccia male in assoluto… quindi è bene che se ne faccia un consumo moderato.

Una precisazione importante

A causa del contenuto di fitoestrogeni, anche avena, segale e tutti i legumi rischiano di finire nel calderone e venire demonizzati in caso di endometriosi.
Se anche fosse vero che i fitoestrogeni della soia sono nocivi (cosa messa in discussione dagli studi precedenti), va detto che il contenuto di fitoestrogeni in segale, avena e legumi diversi dalla soia è in una quantità talmente minima da renderli perfettamente sicuri per il consumo.
Naturalmente, tutti questi alimenti possono dare fastidio a livello instestinale (per motivi diversi dai fitoestrogeni) e quindi rimane la precauzione per pazienti con questa sensibilità.

In conclusione

Quindi, soia sì o soia no?
Premesso che i risultati positivi ottenuti finora sono relativi alla supplementazione di fitoestrogeni e non al consumo di alimenti ricchi di fitoestrogeni (distinzione importante), non è possibile dare una risposta assoluta, il dibattito rimane aperto… almeno fino a quando la ricerca non porterà nuovi dati.
Personalmente ne sconsiglio il consumo (soprattutto nelle forma più ricche di acqua: latte, yogurt, tofu…) in presenza di colon irritabile e problematiche intestinali, e raccomando moderazione in tutti gli altri casi.

Come dietista che lavora con pazienti affette da endometriosi so bene che si cerca in tutti i modi di migliorare i sintomi e la paura di fare qualcosa che possa peggiorare il quadro è forte.
Per quanto si possano riconoscere caratteristiche comuni alla malattia, ogni corpo reagisce e risponde in modo diverso alle lesioni e alle terapie: questo rende impossibile generalizzare, la personalizzazione va fatta “su misura” sui disagi, le caratteristiche, le esigenze, le preferenze, i bisogni della singola donna.
Se questo fosse il vostro caso e aveste bisogno della guida di un esperto, sono a vostra disposizione per consulenze online o in ambulatorio.

Gli studi: